“IL MIO SGUARDO” è un progetto artistico di sensibilizzazione sul contrasto alla violenza di genere che nasce da un’idea dell’artista Augusta Parizzi in collaborazione con Casa Viola, una casa rifugio per donne vittime di violenza e i loro figli, gestita dal Gruppo Polis.
La mostra raccoglie sette quadri che rappresentano l’occhio come unico elemento narrativo. La scelta dettata dalla ricerca personale dell’artista, esprime l’interesse verso l’espressione umana, femminile. L’occhio e lo sguardo sono gli elementi centrali per raccontare i sentimenti, la condizione di vita e le esperienze delle donne, dando loro, attraverso lo sguardo, la voce.
L’obiettivo è quello di istaurare una relazione attraverso il dialogo tra spettatore e soggetto narrante. L’occhio diventa il tramite della comunicazione e rende amplificata la possibilità di essere viste, ascoltate, guardate nella propria interiorità. Non solo per gli accadimenti infausti o i vissuti negativi, ma per promuovere e valorizzare le vite, le competenze i percorsi personali e i desideri. Restituendo attraverso la pittura, dignità e forza.
“A forza di vedere… non vediamo più.
I nostri occhi occidentali bombardati incessantemente da immagini non fanno più il loro mestiere di strumento indispensabile all’intelligenza e persino al più egoistico istinto di sopravvivenza. Da che mondo è mondo, è il nostro sguardo che “fa” le cose e che ne determina la chiave di lettura. Augusta con i suoi occhi ci induce a guardare dentro gli occhi delle donne colpite dalla duplice violenza dell’emigrazione e dello stupro. Lo fa usando la pittura più tradizionale riproducendo e isolando la fotografia, usando l’abilità della mano come un rito di continua appropriazione di un dramma che il nostro mondo nasconde sotto il tappeto di un opportunismo quotidiano e irresponsabile.”
Elio Armano
La composizione pittorica e lo studio delle immagini è avvenuta esclusivamente attraverso l’utilizzo di fotografie realizzate dal personale della Casa Viola .Il percorso di collaborazione iniziato nel 2021, ha permesso di mantenere l’anonimato dei soggetti che acconsentivano volontariamente di aderire al progetto. I quadri sono cinque ad olio 100x100cm e tre matite 50x50cm tutti in formato quadrato, quasi a sottolineare una forma chiusa, armonica e definita per tutte, uno spiraglio dal quale entrare per poter osservare e dialogare, con discrezione.